A seguito dell’incontro con Michele Ciliberto, che si è tenuto in marzo all’interno del ciclo
Per una rinnovata sensibilità civica, presentiamo una nota di Giuseppe Picone, a far da comunicato conclusivo.
Nel seguito, il testo del comunicato e una foto dall’evento.
Il Centro Internazionale di Studi sul Religioso Contemporaneo di San Gimignano (CISRECO) ha organizzato, nel mese di marzo, una serie di incontri in alcune date emblematiche. In tali celebrazioni e ricorrenze lo spirito civico dovrebbe esser stato esaltato con enfasi e solennità. L’uso del condizionale è messo a bella posta per mostrare come tutto ciò da qualche tempo a questa parte non è così scontato. Da questa constatazione è nata la sottolineatura e il particolare rilievo dato a queste manifestazioni dal Cisreco.
Dopo l’incontro con Donatella Puliga in occasione dell’8 marzo, Festa internazionale della donna, è stato invitato Michele Ciliberto per il 17 marzo, un’altra importante ricorrenza civica soprattutto per noi italiani, visto che si sta parlando del centocinquantesimo anniversario della unità della nostra patria. Ha introdotto l’incontro Giacomo Bassi, sindaco di San Gimignano e presidente del Cisreco.
Michele Ciliberto, filosofo della storia e della politica, docente alla Scuola Normale Superiore di Pisa e Presidente del prestigioso Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento molto ha riflettuto su questi temi, analizzando con vigore il pensiero di intellettuali italiani e la sua lectio magistralis ha preso spunto dall’uscita dell’ultimo suo libro pubblicato dall’editore Laterza dal titolo: La democrazia dispotica.
Ciliberto ha svolto la lezione partendo da una doppia analisi: sulla democrazia e sulla situazione attuale del nostro Paese. Per la prima parte ha introdotto per sommi capi la interpretazione che Tocqueville da della democrazia quale frutto maturo della modernità, ma che, nella coniugazione soprattutto europea, favorendo l’apatia e l’individualismo egoistico sfocia nel dispotismo. Con la crisi della democrazia – e qui siamo giunti a Weber – emergono figure carismatiche le quali allacciano legami profondi con la collettività provocando mutazioni nelle forme della politica e del lessico con un uso spregiudicato di nuove forme di comunicazione.
Venendo alla seconda parte, su questo sfondo Ciliberto interpreta il fenomeno del berlusconismo. Il berlusconismo allora non è fascismo, ma patologia della democrazia dei moderni. D’altra parte da tale patologia non restano immuni neppure le forze di sinistra. D’altra parte – ancora- tale fenomeno non è peculiare della situazione italiana ma riguarda l’Europa tutta.
Come uscirne? Prendere atto del superamento dei vecchi partiti novecenteschi, partiti di massa ove l’individuo veniva inteso come sottomesso a un organismo a lui sovrastante. Recuperare gli elementi positivi che emergono dalle nuove forme di individualismo e prendendo atto di ciò ricostruire nuovi legami per battere la società slegata e frantumata sotto i colpi del dispotismo che ci troviamo sotto gli occhi. Mutuando inoltre alcune suggestioni del giovane Marx (soprattutto quello della Questione ebraica) battere in breccia l’asfissiante primato dell’apparire imposto dal dispotismo berlusconiano per una società dove l’importanza venga data ai legami materiali di individui reali e alla solidarietà, attraverso la ricostruzione di un nuovo lessico politico e attraverso nuove modalità di associazioni tutte da inventare. Ma questa è la sfida del futuro.
Alla lezione è seguito un intenso dibattito che ha coinvolto i numerosi presenti.